INAIL pubblica una interessante factsheet dal titolo “Lavoro notturno e salute riproduttiva”.
Nel documento – curato da L. Caporossi, M. De Rosa, B. Papaleo e A. Pera – si indica che alcuni processi fisiologici “sono regolati dai ritmi circadiani e questa sincronizzazione, in larga parte controllata dall’alternanza luce/buio, incide sui livelli di melatonina, secreti dalla ghiandola pineale”. Eventuali alterazioni in questa sincronizzazione “comportano variazioni ormonali e cellulari”.
La scheda fa, preliminarmente, il punto delle indicazioni normative italiane su questo tema con particolare riferimento al Decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66 “Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro” e al il decreto legislativo 26 novembre 1999, n. 532 recante “Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell'articolo 17, comma 2, della legge 5 febbraio 1999, n. 25”.
In particolare, gli studi sulla popolazione femminile hanno evidenziato, in generale, “l’insorgere di alterazioni mestruali, tanto più evidenti quanto più consistente è l’anzianità lavorativa. Queste alterazioni hanno mostrato, in studi specifici, anche indici di rischio maggiori per un aumentato tempo di attesa nel concepimento, menopausa anticipata e insorgenza della sindrome dell’ovaio policistico".
Le indagini sulla popolazione maschile “sembrano presentare esiti meno univoci. Alcune indagini identificano nella ridotta qualità del sonno notturno, in particolare in un tempo di sonno notturno inferiore alle 6 ore, un fattore di possibile rischio per la riduzione della qualità del liquido seminale, in modo particolare per la concentrazione spermatica e la motilità degli spermatozoi. Alcuni autori hanno rilevato anche una correlazione con un peggioramento della funzione erettile. Questi dati però, secondo le indicazioni degli stessi ricercatori, richiederebbero ulteriori conferme epidemiologiche e biochimiche”.
Il documento indica alcune linee di indirizzo per le misure preventive da prendere:
- le misure di prevenzione e protezione hanno la finalità di ridurre le alterazioni circadiane e quindi possibili eventi avversi.
- gli elementi principali da tenere in considerazione per la valutazione del rischio sono:
- genere
- età
- lunghezza frequenza e regolarità del turno
- direzione della rotazione
- numero di notti consecutive
- orario di inizio e fine turno
- modalità di inserimento dei giorni di riposo
- presenza di turni nel weekend
- orario prolungato.
Il documento elenca anche alcuni possibili interventi compensativi:
- riduzione delle ore di lavoro notturno
- incremento del numero dei riposi compensativi
- possibilità di passaggio al lavoro diurno ad intervalli periodici o in modo stabile dopo un determinato numero di anni
- garantire un adeguato training per i lavoratori
- messa a disposizione di appositi spazi/ stanze tali da consentire il godimento di brevi pisolini in rapporto al tipo di lavoro”.
INAIL infine sottolinea fortemente l’importanza del ruolo del medico competente nel valutare lo stato di salute del lavoratore, accertando l’idoneità alla mansione specifica che prevede lavoro notturno, conducendo visite preventive, visite periodiche almeno ogni 2 anni e visite in caso di condizioni di salute incompatibili con lo svolgimento del lavoro notturno, su richiesta del lavoratore. In particolare il medico competente “sarà chiamato a porre attenzione a quelle condizioni cliniche che potrebbero rappresentare rischi aggiuntivi per il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici, tenendo in considerazioni anche l’assetto endocrino”.
Si rimanda alla lettura integrale del documento per i particolari.
-- Gilberto M. Boschiroli