Il 3 agosto l'ISTAT ha pubblicato i primi risultati dell’indagine di sieroprevalenza sul SARS-CoV-2 che si è svolta da 25 maggio al 15 luglio 2020.

L'indagine campionaria su scala nazionale, oltre ad illustrare la proporzione di persone nella popolazione generale che hanno sviluppato una risposta anticorpale contro SARS-CoV-2, può costituire un utile strumento per la programmazione dei controlli e la definizione delle priorità che privilegi le aree geografiche, i settori lavorativi a maggior diffusione dei contagi.

Un elemento mancante nelle analisi è la correlazione tra sierpositività e condizioni abitative, che possono favorire o meno i contagi tra conviventi. Parimenti sarebbe stato opportuno raccogliere maggiori informazioni sulle attività lavorative (mansione, tipologia del rapporto di lavoro, dimensioni aziendali), che avrebbero potuto restituire informazioni più accurate sui contagi in ambito lavorativo.

In una nostra nota inviata nel giugno scorso al Ministero della Salute e agli organismi tecnici centrali avevamo suggerito, data la mancata raccolta di queste informazioni, di incrociare i dati sanitari con le banche dati di INPS, ricche di informazioni integrative e celermente disponibili.

Purtroppo ciò non è avvenuto. Un'occasione mancata. Peccato!

Ma il tema dell'integrazione tra banche dati già operanti nella Pubblica Amministrazione, finalizzata ad una migliore comprensione degli eventi e quindi ad una migliore programmazione degli interventi di prevenzione e di assistenza, è un tema che rimane sempre sul tappeto.