E’ online <tobaccoendgame.it>  vivacizzato, rinnovato, aggiornato

Il primo website che non colpevolizza i fumatori, ma se la prende con l’industria del tabacco. Un prodotto che uccide la metà di coloro che lo consumano, non è normale.

Eppure, l’industria del tabacco sostiene di fabbricare e vendere sigarette perché consumatori adulti e consapevoli le richiedono; ma non è così, è la storia che lo dimostra! I fumatori infatti, sono vittime della dipendenza imposta dalla forza del marketing industriale con una narrazione che ha fatto penetrare ad ogni livello, anche tra i professionisti della salute, false credenze che ostacolano l’adozione di politiche incisive contro il tabacco. L’iniziativa tobacco endgame portata avanti dalle società medico scientifiche smaschera il discorso dei produttori e dei loro reggicoda mostrando i dati di fatto, le evidenze scientifiche, le politiche efficaci, le pressioni lobbistiche che insidiano libertà di decisione di governanti e legislatori.

Segui tobacco endgame attraverso il sito web rinnovato: http://tobaccoendgame.it/

Per saperne di più:

Il fumo di tabacco è ancora il principale rischio per la salute in Italia. Nel 2017, il 10% delle morti per malattie cardiovascolari, il 25% di quelle per cancro, il 39% di quelle per malattie respiratorie erano attribuibili al fumo; considerando la sola popolazione in età 50-69 anni, i valori erano ancora maggiori (https://vizhub.healthdata.org/gbd-compare/). Inoltre il fumo rappresenta un grande peso per il Sistema Sanitario, per le famiglie e danneggia l’economia, e l’ambiente.

Nonostante la nocività del fumo fosse stata dimostrata fin dagli anni ’50, è stato molto difficile avere ragione dell’ostracismo dell’industria del tabacco. Questa ha portato avanti, prima, una campagna di disinformazione scientifica finalizzata a diffondere incertezza, e annullare o ritardare l’impatto degli studi sull’opinione pubblica e i Governi, e successivamente ha ostacolato tutti gli interventi tesi a regolamentare il mercato e la loro influenza. Di pari passo, utilizzando marketing e pubbliche relazioni, sviluppatesi assieme al mercato internazionale della sigaretta, l’industria ha lavorato nell’intento di radicare profondamente il fumo nella coscienza popolare come un comportamento normale, cui sono associati significati positivi come l’emancipazione della donna, il diventare adulti, la libertà, il fascino, la virilità, il potere e così via. Ha anche promosso se stessa come un’industria normale, che crea lavoro e ricchezza, quindi normali sono diventati la pubblicità delle sigarette, il fumo passivo, la pressione lobbistica sui Parlamenti e sui Governi.

Ancora oggi sono radicate, in settori cruciali dell’Amministrazione, idee sconfessate dall’esperienza, come il mito che l’aumento della tassazione comporta una riduzione del gettito fiscale. Predomina nell’opinione pubblica il mito che fumare è un atto libero e non una dipendenza patologica. Ancora oggi l’industria del tabacco è accreditata presso il governo italiano come un’industria normale.

Sono dovuti passare decenni prima che il movimento contro il tabacco, nella ricerca di strategie efficaci, mettesse in campo una risposta all’altezza della minaccia, come la Convenzione Quadro per il Controllo del Tabacco (2003). Questa rappresenta, forse, l’iniziativa di sanità pubblica di maggior successo nel mondo, che puntando sulla regolamentazione del tabacco e su una innegabile abilità nella governance, ha guidato i paesi, inclusa l’Italia, a ridurre la prevalenza di fumatori, mettendo fuori legge la pubblicità del tabacco, la vendita ai minori, il fumo nei locali pubblici chiusi, proponendo l’uso della leva fiscale per ridurre l’accessibilità e molto altro ancora.

Oggi il mercato delle sigarette, nel mondo e in Italia, sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti. Messa sotto scacco dalle evidenze sulla nocività del fumo di tabacco, non potendo più sostenere la retorica della libera scelta consapevole, l'industria sta modificando obiettivi e metodi. Dopo una fase di globalizzazione della produzione e della commercializzazione, oggi, l'industria punta sulla diversificazione dell'offerta a livello globale. Da una parte, la sigaretta tradizionale viene affiancata dal tabacco sciolto da rollare a mano per una sigaretta destinata a un consumatore giovane e, in genere, meno abbiente, dall'altro i prodotti innovativi come le sigarette elettroniche e i dispositivi a tabacco riscaldato sono proposti a fumatori che vogliono smettere, ma sono anche usati, per lo più assieme alle sigarette tradizionali, da fumatori che vogliono eludere i divieti di fumo, da ex fumatori che riprendono a fumare, e anche da ragazzi per i quali costituiscono spesso l’anticamera delle sigarette tradizionali. Mentre l’industria, nei paesi in via di sviluppo, continua ad utilizzare i vecchi trucchi per vendere le sigarette combustibili, nei paesi ricchi, promuove sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato con una nuova retorica, quella della riduzione del danno, cercando di agganciare il mondo medico e portarlo dalla propria parte.

I rischi connessi al consumo dei nuovi prodotti non sono oggi del tutto chiari: ci si chiede se servano davvero ad aiutare chi intende smettere e quanto siano effettivamente dannosi. Inoltre, non sono ancora chiari quali debbano essere gli obiettivi della sanità pubblica e quali le politiche pubbliche da raccomandare a Governo e Parlamento. E’ perciò importante costruire un canale di comunicazione tra opinione pubblica, mondo politico e ricerca indipendente per contrastare le pressioni lobbistiche che si avvalgono di studi e ricerche di parte, la parte dell’industria del tabacco.

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